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VASO DA GIARDINO MING BY SERRALUNGA

VASO DA GIARDINO MING BY SERRALUNGA
Dal 16 Luglio in mostra presso la Galleria Campari di Sesto San Giovanni.

vaso da esterno Ming by Serralunga in polietilene
Vaso da esterno Ming by Serralunga.


La mostra indaga tra storia, mentalità, usi e costumi, arte, religione, politica, psicologia, sociologia delle culture più diverse attorno al tema ” I colori del Rosso”.

Il percorso multisensoriale si snoderà attraverso differenti sezioni tematiche, fornendo ai visitatori una chiave di lettura in grado di coinvolgere tutti i sensi.

Serralunga partecipa alla mostra esibendo un pezzo d’eccellenza come il vaso da giardino Ming. Disegnato dal designer Rodolfo Dordoni è stato selezionato dalla curatrice Marina Mojana, direttore artistico di Galleria Campari per essere inserito all’interno del percorso della mostra.

Il vaso grande da giardino Ming rappresenta una perfetta sintesi dell’incontro tra Oriente e Occidente; rappresenta anche un connubio tra tecniche tradizionali d’ispirazione orientale e tecniche innovative di lavorazione della plastica per cui Serralunga è da sempre all’avanguardia grazie allo stampaggio in rotazionale con successiva laccatura del vaso da esterno.

vaso ming by serralunga con luce
Vaso Ming da esterno con luce.

Il polietilene è un materiale 100% riciclabile, resistente ai raggi UV ed agli urti, utilizzabile sia per uso interno che per uso esterno.
L’esclusiva tecnica di stampaggio in rotazionale consente di realizzare elementi d’arredo davvero unici, originali ed anche ecologici.

 Per vedere la mostra:
I Colori del Rosso – Galleria Campari, Sesto San Giovanni
16 luglio – 1° novembre 2015
Dal martedì al venerdì, dalle 14 alle 17.
Primo e terzo sabato del mese, dalle 10 alle 17.

 

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Via Pascoli 39 Lissone (MB)
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L’ ARTIGIANATO GIAPPONESE APPRODA AL MAC Museo d’arte contemporanea di Lissone

Lissone, appuntamenti Lissone, arte Lissone, mostra, artigianato Lissone, mostra artgianatoAppuntamento importante per il settore dell’artigianato e per la città di Lissone con la mostra “L’ artigianato Tradizionale Giapponese e i Giovani”, che verrà inaugurata giovedì 21 marzo, alle 20.30, al Museo d’arte contemporanea di via Padania  6 a Lissone. Le opere d’arte realizzate dai giovani giapponesi, saranno visibili dal 21 marzo al 3 aprile.

 

La mostra è promossa da APA Confartigianato Imprese Milano Monza e Brianza sezione di Lissone in collaborazione con alcuni organismi interni – MIA e Artigianarte. Patrocinio della Città di Lissone, Museo d’ arte contemporanea e  il Consolato generale del Giappone a Milano.

 

L’ importante mostra porterà in Italia e dunque a Lissone, l’esclusivo artigianato giapponese della scuola TASK, prima università dell’artigianato (KYOBI) in Giappone, presente con una galleria

nel centro di Kyoto.

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La mostra è imperniata sulla capacità dei giovani di leggere e apprendere le tecniche artigianali tradizionali e tutto ciò che compone questo mondo passando dai colori alle forme alle materie prime usate. La mostra si snoda in un percorso di ceramiche, legno, metallo, bamboo, lacca, carta, con manufatti che, partendo dalla conoscenza della tecnica tradizionale, vengono rielaborati dai giovani per rappresentare “la nuova tradizione”.

L’obiettivo di questo progetto è anche dare un’immagine diversa del Giappone rispetto a quella che emerge sempre su alcuni temi (la tecnologia, i manga, i videogiochi).
Qui si parte da un punto di vista estremamente tradizionale per rivisitarlo e per indagare nuove strade. Questi giovani imparano in una delle più prestigiose scuole del Giappone, dove gli insegnanti sono solo maestri artigiani.

 

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Questa mostra sarà anche l’occasione particolare  e unica per un momento di  studio e di confronto tra i giovani italiani e giapponesi: due culture così diverse e lontane tra di loro, ma allo stesso tempo così vicine, unite dalla maestria artigianale.

La mostra è curata da Gabriele Radice, art director.

 

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IL GRANDE GIOCO.. forme d’arte in Italia durante “la guerra fredda”. A Lissone Museo d’arte Contemporanea

Il Grande Gioco  arte nell’epoca della “Guerra Fredda”

il grande gioco lissone.jpg

www.ilgrandegioco.it   acquista i biglietti on line www.ticket.it
Una grande mostra per descrivere e interpretare quarant’anni di storia italiana che ha nell’arte il punto focale inserendo però le espressioni artistiche nel contesto culturale, sociale ed economico di decenni rivelatisi cruciali per l’Italia: quelli dal 1947 al 1989, dall’immediato dopoguerra alla caduta del muro di Berlino. Gli anni della ricostruzione dopo una guerra tra le più devastanti, ma anche del celebrato “miracolo italiano”, gli anni della contestazione e del terrorismo, gli anni complessi della Guerra fredda. Anni comunque fondamentali anche per capire ciò che l’Italia è oggi, nell’economia, nella politica e anche nell’arte.
La mostra, che si sviluppa sui tre spazi espositivi secondo una successione temporale che affida

  • al Museo d’Arte Contemporanea di Lissone gli anni dell’immediato dopoguerra fino al 1958,

  • alla Rotonda di via Besana di Milano il periodo  dal 1959 al 1972

  • e alla GAMeC (Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea) di Bergamo gli anni più recenti, dal 1973 al 1989,

cerca di fare il punto su quel periodo magmatico,  contraddittorio e vivo come pochi, verificando come nel corso di quei quarant’anni l’arte abbia influenzato la società. “Il Grande Gioco”, infatti, evoca ruoli, richiama esperienze, suggerisce relazioni, ma soprattutto intende sottolineare come il divenire della storia e dell’arte non possano essere affrontate per comparti, ma debba essere letto nelle interazioni e nelle rispettive e reciproche influenze. “Il Grande Gioco. Forme d’arte in Italia 1947-1989  fa il punto sulla ricchezza di ricerche ed esiti conseguiti nel quarantennio corrispondente al periodo ormai universalmente definito della Guerra fredda mediante la sperimentazione di nuovi mezzi e di nuovi territori estetici da parte dell’arte e le relazioni, le confluenze e/o influenze instauratesi in molti casi con architettura, cinema, design, editoria ,economia, industria, fotografia e fotogiornalismo, società, teatro, televisione ecc. Si tratta di una trasversalità che recupera, ravvivandola a partire dal secondo dopoguerra, la ricchezza dell’esperienza futurista, che intendeva entrare nei vari campi espressivi e sociali della realtà, come risulta evidente fin dalla pubblicazione del primo manifesto avvenuta non su un catalogo o una rivista d’arte, ma su Le Figaro, maggiore quotidiano dell’epoca, con l’intento di rivolgersi in generale alla società e non solo agli addetti ai lavori dell’arte.
Negli anni dell’immediato dopoguerra gli artisti cercano di riprendere percorsi spesso interrotti dalla loro partecipazione al conflitto o, comunque, di ravvivare la propria ricerca e di dare ad essa una nuova visibilità. Sui due percorsi figurazione-astrazione gli artisti si dividono, rimanendo in parte nella scia di Corrente, allineati ad una visione realistica storicamente e ideologicamente connotata (il Fronte Nuovo delle Arti, 1946), e in parte cercando, senza per questo rinunciare a un impegno politico, nuove modalità espressive, sulla scorta di esperienze come quelle condotte dagli astrattisti attivi già negli anni Trenta sia attorno alla Galleria del Milione di Milano, che in una situazione singolare come quella di Como, dove interagivano con gli architetti razionalisti e in particolare con Terragni. Questi ultimi, memori dei limiti che un regime può imporre anche alla cultura e all’arte, manifestano l’intolleranza per un inquadramento della loro libertà espressiva entro schemi realisti, ritenuti di retroguardia.  Il filone figurativo, stando agli effetti prodottisi nei decenni successivi al dopoguerra, non sembra avere  bocchi fecondi nella società alla quale peraltro ambiva, mentre la ricerca astratta si va espandendo e ramificando in vari filoni.

L’esposizione si sofferma su questa “storia”, proprio per la sua diversificata evoluzione, per le conseguenze decisamente ampie che avrà sulla ricerca dei decenni successivi e per le relazioni che si instaurano con i vari aspetti della cultura e della società e dell’economia dell’epoca. Le forme dell’avanguardia e della neoavanguardia si diffondono nella realtà, diventano vita, anche se la maggior parte della gente non ha consapevolezza da dove quelle forme provengano”.

Una versione di sintesi della mostra si terrà a partire dal 3 luglio fino al 26 settembre 2010 presso la sede del Museo d’Arte di Lugano.

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